Stato di grazia

Stato di grazia

08 Settembre 2024 alle 19.30 al Belvedere Melvin Jones, Vignale Monferrato

“Darei l’intera Montedison per una lucciola”.
scriveva nel 1975 Pasolini, poco prima di morire, in un’accorata lettera pubblicata sul Corriere della Sera.

Da questa suggestione e da uno sguardo lanciato nella notte, nasce Stato di Grazia. L’urgenza, la necessità, è di dedicare uno sguardo attento alla delicatezza, alla fragilità che riguardano l’umano e alla sua possibilità di proiettare la luce di quella visione friabile, gentile e intermittente nell’oscurità del panorama attuale. Una danza d’amore dai codici luminosi ma misteriosi che può tornare a esistere e resistere.

C’è analogia tra l’immagine della lucciola così descritta e quella di chi fa del proprio corpo con il gesto, l’emozione e la relazione, il contatto, il movimento del corpo nello spazio, la visione, uno strumento di comunicazione e traduzione della propria realtà fragile. Piccole comunità resistenti di artigiani della sensibilità e del movimento.

Necessario quindi il tema dello Stato di Grazia inteso come condizione terrestre, incarnata e possibile. “Nella grazia c’è tutto e ancora di più. E’ il sorprendente ma non il perturbante. Accade, infatti, un tempo che è il suo – il tempo favorevole – manifestandosi all’improvviso. Stupisce ma non spaventa, perché la conseguenza della sua manifestazione è sempre un’aggiunta di bene, un incremento nel positivo, cui corrisponde un sentimento di piacere e gioia. Quando accade, essa non toglie nulla, aggiunge, dona, dà. Sorprende perché supera anche il desiderio, attraverso la donazione dell’inatteso, e così ottiene la felicità possibile, in quegli accadimenti che si sono rivelati maggiori delle speranze” . (A.Cislaghi, Charme e Chance editoriale di Spazio Filosofico 2016).

“STATO DI GRAZIA” ha come sotto testo concettuale la visione critica di Didi- Huberman in “Come le Lucciole- per una politica della sopravvivenza”, la poesia spirituale ispirata al concetto di pietas e vuoto inaugurale della filosofa A. M. Zambrano e l’ontologia fondata sul senso incarnato e sullo spazio in cui i corpi si toccano dando luogo al “corpo del senso” del filosofo Jean Luc Nancy.

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